Il primo dramma si è consumato lunedì, quando una valanga ha travolto un gruppo di dodici alpinisti impegnati in una salita sulle montagne nepalesi. Sette le vittime accertate, di cui tre italiane: Paolo Cocco, Markus Kirchler e Marco Di Marcello.
Secondo le prime ricostruzioni, la massa di neve e ghiaccio si sarebbe staccata improvvisamente da un pendio durante una fase di acclimatamento. I soccorritori, ostacolati dalle difficili condizioni meteorologiche, sono riusciti a raggiungere il campo base solo dopo diverse ore.
Il dramma sul Panbari: Caputo e Farronato sorpresi dalla buferaUn altro tragico episodio ha coinvolto Alessandro Caputo e Stefano Farronato, impegnati nella scalata al monte Panbari, a oltre 5.000 metri di quota. I due alpinisti erano rimasti in contatto via radio con il capo spedizione Valter Perlino, fermo al campo base per un problema al piede, fino a domenica. Poi, il silenzio.
Quando i soccorsi sono riusciti a raggiungere il Campo 1, i corpi dei due italiani sono stati trovati senza vita, travolti da una violenta nevicata che ha reso impossibile la discesa.
Condizioni estreme e soccorsi difficiliIl maltempo che da giorni flagella la regione himalayana avrebbe reso le spedizioni particolarmente rischiose: forti nevicate, vento e instabilità del manto nevoso hanno aumentato esponenzialmente il rischio di valanghe. Le autorità nepalesi e la Farnesina sono in contatto per il rientro delle salme e l’assistenza ai familiari.
Una doppia tragedia che colpisce la comunità alpinistica
Le due tragedie riportano alla mente le difficoltà e i pericoli dell’alpinismo d’alta quota, dove ogni errore o cambiamento meteo può trasformarsi in un disastro. L’Italia piange oggi cinque appassionati di montagna che avevano fatto della sfida con la natura la loro passione più grande.
