La lunga serie di monitoraggi con raccolta di immagini e misure portate avanti da oltre un secolo da operatori prima del Comitato Glaciologico Italiano e poi dal Servizio Glaciologico Lombardo permette di rendersi conto del cambiamento epocale a cui sono sottoposte le montagne con la perdita continua di ghiaccio e un aumento dei fenomeni franosi.
Il continuo arretramento della fronte, diventato eccezionale negli ultimi anni (la fronte si è ritirata di 431 m negli ultimi 10 anni, corrispondenti alla lunghezza di circa 4 campi da calcio, 191 m i metri persi solo dal 2021) ha drasticamente modificato la morfologia della fronte, oggi formata in larga parte da placche di ghiaccio sepolte dal detrito e disgiunte dalla massa di ghiaccio principale.La causa di questo forte regresso va ricercata nell’aumento delle temperature a livello globale derivante dall'incremento di CO2 in atmosfera (in maggior parte dalla combustione dei combustibili fossili). Le alpi si configurano come un vero e proprio hotspot dei cambiamenti climatici in atto; si stima che dal 1850 ad oggi, mentre la temperatura media annuale aumentava di 2°C (il doppio della media globale), le aree coperte dai ghiacciai alpini si riducevano di oltre il 60%.
I ghiacciai rappresentano, in sostanza, il termometro del cambiamento climatico: in essi si esplicitano con grande evidenza quella che è stata la portata del riscaldamento del clima negli ultimi decenni e la loro perdita mette in pericolo non solo la stabilità dei versanti ma anche i deflussi estivi dei fiumi, soprattutto al Nord, che derivano per la maggior parte dalla fusione glaciale.
