Le immagini del crollo sono impressionanti e mostrano tutta la forza della natura.
Nel corso del pomeriggio del 28 Maggio, una parte imponente del ghiacciaio si è staccata tutta in una volta, in modo improvviso. Il crollo ha causato un terremoto di lieve entità, con una magnitudo 3.1 sulla Scala Richter (che misura l'energia sprigionata), provocando un'onda d'urto e uno spostamento d'aria percepibili e una breve interruzione di corrente. La foto qui sotto mostra bene quanto accaduto con il confronto tra il prima e il dopo.
I detriti hanno poi ostruito il corso del fiume Lonza, che attraversa Blatten, arrivando fin sul versante opposto. Di fatto si è formata una diga naturale che ha favorito la formazione di un lago effimero. Nei prossimi giorni andrà monitorata attentamente questa situazione in quanto non sono da escludere delle possibili ondate di piena improvvise a seguito della rottura della diga formata dalla frane.
Il riscaldamento climatico sta determinando sulle Alpi pesanti e molteplici effetti ambientali, tra i quali la perdita di neve e ghiaccio. Si stima che dal 1850 ad oggi, mentre la temperatura media annuale aumentava di 2°C (il doppio della media globale), le aree coperte dai ghiacciai alpini si riducevano di oltre il 60%. Quelli svizzeri in particolare hanno perso il 10% del loro volume complessivo soltanto tra 2022 e 2023. Anche il permafrost, il suolo congelato che si comporta come una "colla" e che tiene insieme i paesaggi ghiacciati, si sta fondendo, e vari studi attribuiscono all'impatto del global warming l'aumento delle frane di roccia e suolo nei paesaggi alpini.
Difficile però capire se quanto accaduto al villaggio di Blatten sarebbe successo comunque, senza l'influenza della crisi climatica. Così Mylène Jacquemart, geografa dell'ETH Zurigo, sentita dal New Scientist: "I mutamenti indotti dai cambiamenti climatici nelle alte regioni montuose (più acqua di fusione, meno copertura nevosa, temperature più elevate, più precipitazioni che cadono in forma di pioggia anziché di neve) non sono favorevoli per la stabilità delle rocce". Di fatto tutto l'ambiente dell'alta quota è sottoposto a stress senza precedenti e questo, unito agli eventi meteo estremi (nubifragi e temperature elevatissime fino alle alte quote) favorisce l'innesco di frane e crolli di porzioni di ghiacciai.
Un caso analogo capitò il 3 Luglio del 2022 sulle Dolomiti con il crollo di una porzione del ghiacciaio della Marmolada. Insomma, questi eventi stanno diventando sempre più frequenti e ci ricordano quanto sia importante mantenere alta l'attenzione verso i cambiamenti climatici in atto. Nei prossimi mesi/anni andrà monitorato attentamente tutto l'arco alpino in quanto frane e alluvioni lampo potrebbero ripresentarsi con maggior frequenza dopo lunghi periodi con temperature sopra la media climatica.