Terremoti ai Campi Flegrei: cosa è accaduto e quali sono i rischi per l'Italia in futuro. Parla il geologo

Terremoti ai Campi Flegrei: cosa è accaduto e quali sono i rischi per l'Italia in futuro. Parla il geologo

Il fenomeno del bradisismo ai Campi Flegrei (Credits: Corriere)
Il fenomeno del bradisismo ai Campi Flegrei (Credits: Corriere)
La popolazione dei Campi Flegrei, vasta area della Campania situata ad ovest della città di Napoli e del suo golfo, vive nella paura dal pomeriggio dello scorso 20 Maggio, da quando è cominciato uno sciame sismico che ha prodotto oltre 160 scosse, tra cui quella di magnitudo 4.4 che ha portato migliaia di cittadini a lasciare le proprie case e dormire in automobile.

Abbiamo chiesto al geologo Lorenzo Cardinali cosa sia realmente accaduto e quali sono le prospettive dal punto di vista sismico, non solo per quella zona, ma anche per il resto d'Italia.

Quello che è successo negli ultimi tempi ai campi flegrei rappresenta un evento normale o sorprendente? Ci può spiegare cosa è accaduto realmente e perché?
Ciò che sta avvenendo dal 2005 ad oggi è un fenomeno del tutto naturale denominato bradisismo ed è caratterizzato da una deformazione del suolo con fasi di lento abbassamento alternate ad altre di sollevamento rapido, accompagnate da terremoti superficiali e di bassa magnitudo.
Le ultimi crisi bradisismiche si sono registrate nel 1969-1972 e 1982-1984, durante quest’ultima il suolo arrivò ad alzarsi di 9 cm al mese, superando i 1300 eventi sismici al mese.
I Campi Flegrei sono una rete di vulcani attivi da più di 80000 anni situati in una depressione del terreno denominata caldera, una struttura vulcanica che si forma quando, in seguito ad un’eruzione vulcanica, la camera magmatica si svuota in misura sufficiente da causare il collasso delle rocce sovrastanti.
Basti pensare che Napoli è stata costruita sopra il tufo, una roccia figlia dei Campi Flegrei, che è poi stata scavata creando delle gallerie: oggi quei cunicoli costituiscono la Napoli sotterranea.

Era una zona a rischio?
Il rischio è rappresentato dalla possibilità che un fenomeno naturale possa causare effetti dannosi sulla popolazione, gli insediamenti abitativi, produttivi e sulle infrastrutture, all’interno di una particolare area, in un determinato periodo di tempo.
I Campi Flegrei sono la più grande caldera urbanizzata ed attiva che abbiamo in Europa, perciò il rischio dovuto alla pericolosità dei fenomeni vulcanici è molto elevato considerando che sono presenti numerosi centri abitati nell'area.

La paura degli abitanti che potesse accadere qualcosa di più tragico era giustificata?
Premesso che non si può prevedere un terremoto e che il rischio vulcanico di quest’area c’è ed è elevato, possiamo però anche affermare che viene monitorato costantemente e che anche nel caso in cui fosse tangibile il rischio di un’eruzione, esiste un piano di evacuazione della Protezione Civile attuabile in 72 ore dall’eventuale allarme. Il rischio e le eventuali conseguenze peggiori potrebbero piuttosto essere legate al fatto che uno sciame sismico è caratterizzato da una sequenza di molti terremoti nell’arco di pochissimo tempo e quindi le case potrebbero venire lesionate, anche gravemente, o addirittura non reggere alle scosse se non costruite secondo la normativa e le tecniche di costruzione antisismica; è per questo motivo che è importantissima la prevenzione, oltre alla divulgazione relativa a tali eventi per essere preparati ad un eventuale rischio futuro.

Quali sono le prospettive? È possibile o no che possano verificarsi altri eventi simili nel breve periodo?
Anche se la sismicità negli ultimi giorni è stata inferiore, non si può ancora certamente abbassare la guardia. La crisi sismica potrebbe non essere ancora finita. Analizzando gli ultimi dati e i bollettini dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) si evince che è in atto la prosecuzione dell’intensificazione del fenomeno del bradisismo che, nel mese di aprile, ha raddoppiato la velocità: siamo infatti passati da una media di sollevamento del suolo di 1 cm al mese a ben 2 cm. La velocità comporta sciami sismici più numerosi e terremoti che potrebbero essere anche più forti e se il sollevamento continuerà a salire con questo tasso non possiamo escludere che nei prossimi giorni o nei prossimi mesi si possano verificare ulteriori eventi. Per quanto riguarda invece il tanto temuto rischio di eruzione, possiamo dire che ad oggi l’INGV, che monitora costantemente l’area, non ha rilevato segnali che possano indicare un’eruzione imminente.

Quali zone dell’Italia sono più a rischio terremoti?
Dal punto di vista sismico, l’Italia è un paese molto attivo e, per questo, la nostra regione è stata mappata e suddivisa in 4 “zone” (più eventuali sotto-zone introdotte da alcune regioni) a pericolosità decrescente. Secondo l’attuale classificazione, la zona 1, ovvero quella in cui la probabilità che capiti un forte terremoto è più elevata, comprende l’area dell’Appennino centro-meridionale, che si estende su parte dell’Umbria, dell’Abruzzo, del Molise e della Campania, ma anche la Calabria e alcune porzioni del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia. In altre regioni, come la Sardegna, gran parte della Puglia e il Piemonte, che ricadono nella zona 4, il rischio è molto meno elevato. In ogni caso bisogna ricordare che, in generale, non esistono aree che siano totalmente immuni ai sismi.
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