Come riportato su Repubblica, i resti si trovavano a 3150 metri di quota, all’interno del canale Perotti, sulla parete nord del Monviso. Una zona impervia, ma coerente con le indicazioni fornite fin da subito dalle celle telefoniche agganciate dal cellulare dell’uomo, che avevano indirizzato le ricerche verso i versanti nord e ovest.
Ivaldo aveva parcheggiato la sua auto nei pressi della diga di Pontechianale, in alta Valle Varaita, e si era avventurato in montagna senza fare più ritorno. Grande appassionato di alpinismo, era partito per un’escursione che, purtroppo, si è rivelata fatale.
Nei giorni scorsi, grazie al lavoro di piloti di droni specializzati, sono stati mappati 183 ettari di montagna e scattati oltre 2600 fotogrammi ad alta risoluzione. Le immagini sono state elaborate da un software in grado di analizzare i pixel per individuare elementi anomali nel paesaggio. Uno dei target evidenziati dal programma si è rivelato decisivo.
Approfittando di condizioni meteo favorevoli, i droni sono tornati in quota e hanno individuato i resti all’interno del canale. Il recupero è stato effettuato con l’elicottero dei Vigili del Fuoco, insieme a operatori del Soccorso Alpino, della Guardia di Finanza e delle forze dell’ordine per gli accertamenti di Polizia Giudiziaria.
Si attende ora la conferma ufficiale dell’identità attraverso l’esame del DNA, ma tutti gli indizi fanno pensare che si tratti proprio del medico ligure disperso quasi un anno fa.