
L'Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) ha spiegato che sarebbe sufficiente seguire il modello del parco nazionale d'Abruzzo, dove per esempio, accanto a una diffusa informazione rivolta a chi frequenta i boschi, sono istituite aree particolari con restrizioni per gli escursionisti, nelle quali non è permesso uscire dai sentieri.
Alberto Stoffella, ex forestale al progetto Life Ursus da alcuni anni, ha spiegato che sarebbe utile anche l’uso dello spray anti-orso, come estremo strumento difensivo nei rarissimi casi di incontro ravvicinato. Attualmente però è tutto bloccato, in quanto il dispositivo è vietato. La stessa Provincia di Trento aveva giù chiesto la legalizzazione al Governo negli anni scorsi, ma senza successo.
Il dispositivo spray sarebbe costituito da una composizione a quelli classici al peperoncino, ma con dosi e gittate molto maggiori. Negli Usa, ha risolto il 92% delle aggressioni. Nell’8% invece è fallito, perché la bomboletta non era a portata di mano, ma spesso veniva posata negli zaini da escursione.