Gli scienziati di tutto il mondo hanno sempre smentito l'ipotesi che il COVID-19 fosse artificiale, nato volutamente o per errore in un centro di ricerca. Ogni tanto emerge nuovamente questa tesi, e la pubblicazione di un sito di pre-print (quindi ancora da valutare adeguatamente in maniera scientifica) denota che la struttura del coronavirus possiede caratteristiche biologiche incompatibili con la sua origine animale. Sappiamo bene che, a differenza di altri ceppi virali respiratori, Sars-CoV-2 provoca dei danni strutturali veramente molto ingenti, quando scoppia la cosiddetta tempesta citochinica, ovvero uno stravolgimento dell'apparato respiratorio e delle difese immunitarie, che mandano in tilt l'intero corpo umano di chi subisce la malattia in forma grave o gravissima.
Intervistata da “La verità”, la ricercatrice sostiene che "Ci troviamo davanti non a un virus derivato da un patogeno naturale, ma da uno artificiale, elaborato e rilasciato dal Wuhan Istitute of Virology, un laboratorio di massima sicurezza, che è posto sotto il controllo del Partito Comunista Cinese": le sue prove si originano dal fatto che il genoma del COVID-19 e il suo particolare corredo cellulare non esistono in natura, né risultano noti dei simili in qualsiasi altra specie virale. Conclude che la sua caratteristica fatale, la famigerata proteina Spike con cui si serve per entrare nell'organismo, manca in tutti i coronavirus simili a questo.
Le stranezze del nuovo patogeno furono già espresse dal professor Massimo Galli, esperto di malattie infettive e primario del Sacco di Milano: era scettico sul fatto che fosse nato artificialmente, ma mostrava anche lui perplessità sulle divergenze con la sua famiglia virale. Allo stesso tempo però ha affermato che se qualcuno avesse voluto mettere in giro intenzionalmente un virus poteva utilizzare quello della SARS, che era già pronto, mentre Sars-CoV-2 in esame prende i genomi da pipistrello e MERS, quindi una sorta di mix di altre specie.