Come riportato anche dal quotidiano Repubblica, secondo uno studio condotto da un team internazionale di scienziati, circa il 65% di queste morti, oltre 1.500, è direttamente collegata alla crisi climatica in atto.
La ricerca, firmata da esperti dell’Imperial College London, della London School of Hygiene & Tropical Medicine, dell’Università di Berna, del Royal Netherlands Meteorological Institute e dell’Università di Copenhagen, ha rivelato che l’Italia ha pagato il tributo più alto: a Milano, infatti, si sono registrati 317 decessi, il numero più alto tra le città analizzate, seguita da Parigi (235), Londra (171) e Roma (164). A Madrid, il 90% delle morti è stato attribuito all’impatto diretto del riscaldamento globale.
UN'ONDATA DI CALDO PRECOCE E DEVASTANTE
L’anomalia non è solo nella gravità del fenomeno, ma anche nella sua tempistica. L'ondata di calore è arrivata prima del solito, cogliendo impreparati corpi e sistemi sanitari. L’anticipo stagionale ha impedito alle persone di acclimatarsi, rendendo gli effetti del caldo ancora più gravi.
Le conseguenze si sono fatte sentire ovunque: in Italia si sono ridotte le ore di lavoro all’aperto, in Francia sono state chiuse oltre 1.300 scuole, la Svizzera ha fermato un reattore nucleare, mentre incendi sono divampati in Grecia, Spagna e Turchia.
Diverse capitali hanno emesso allarmi sanitari: codice rosso a Parigi, stato di allerta a Roma e Milano, emergenze in Sardegna, nei Balcani e in Grecia.
Secondo Garyfallos Konstantinoudis del Grantham Institute – Climate Change and the Environment, anche un incremento minimo della temperatura media globale, da 1.4 a 1.6°C, può causare un aumento drastico delle vittime: “Il cambiamento climatico sta intensificando la frequenza e la letalità delle ondate di calore. Ogni decimo di grado conta”, ha affermato lo scienziato.
ANZIANI E FRAGILI VITTIME PRINCIPALI
L’88% delle vittime aveva più di 65 anni, spesso con patologie preesistenti. Particolarmente a rischio sono stati anziani che vivono soli, lavoratori all’aperto, persone senza accesso a edifici climatizzati e chi vive in abitazioni grandi e poco ventilate. Anche bambini piccoli e persone con disabilità figurano tra i soggetti più vulnerabili. L’analisi mostra che piccoli aumenti di temperatura possono avere un impatto mortale su chi soffre di condizioni croniche come malattie cardiache, diabete e problemi respiratori.
Ben Clarke del Centre for Environmental Policy dell’Imperial College lo sintetizza così: “Il caldo non lascia segni visibili come le inondazioni o gli incendi. Ma è silenzioso, e altrettanto letale. Una variazione di pochi gradi può fare la differenza tra la vita e la morte per migliaia di persone”.
PERICOLO SOTTOSTIMATO
I ricercatori hanno combinato dati meteorologici storici con modelli predittivi per stimare il numero reale di decessi attribuibili all’ondata di calore, paragonando lo scenario attuale a quello di un mondo che non si fosse riscaldato di 1,3°C. Hanno scoperto che la crisi climatica ha reso questa ondata tra 1 e 4°C più intensa.
Nel clima attuale, ondate di calore simili sono destinate a ripetersi ogni due-cinque estati in molte aree urbane. Tuttavia, la maggior parte delle morti legate al caldo non viene ufficialmente registrata come tale, il che potrebbe significare che i dati reali sono persino peggiori di quelli stimati.
MILANO LA CITTA' PIU' COLPITA
Milano si colloca in cima alla lista delle città con più vittime legate al caldo e al cambiamento climatico. Un dato sorprendente, considerando il buon livello dei servizi pubblici e sanitari della città, che però evidenzia quanto siano ancora insufficienti le strategie di adattamento. Tra le città italiane, Sassari rappresenta un’eccezione, con appena sei decessi attribuiti al caldo estremo.
Le cifre sollevano interrogativi urgenti anche in termini di sanità pubblica. Gli studiosi fanno notare che il numero di vittime legate al caldo in queste settimane ha superato quello di gravi disastri recenti, come le alluvioni di Valencia nel 2024 (224 morti) e quelle nel nord-ovest dell’Europa del 2021 (243 morti).
UN APPELLO ALLA POLITICA: AGIRE ORA
Gli autori dello studio lanciano un messaggio chiaro ai governi: l’emergenza climatica non è un problema futuro, è una crisi presente. Serve una doppia strategia: da un lato ridurre drasticamente le emissioni di gas serra; dall’altro proteggere in modo concreto le persone più esposte.
Tra le misure raccomandate ci sono piani anti-calore locali e nazionali, centri di raffreddamento accessibili a chi non ha l’aria condizionata, sistemi di allerta mirati per le categorie fragili, un aumento del verde urbano e politiche abitative che contrastino l’accumulo di calore.
L’obiettivo non è più solo salvare il pianeta, ma tutelare la salute delle persone, oggi.