Il centro storico conserva oggi un’immagine di macerie accumulate, edifici incompleti e spazi vuoti che testimoniano un percorso di ricostruzione lento e frammentario. Passeggiando tra le strade, si percepisce una sensazione di sospensione: la vita quotidiana fatica a riprendersi un ritmo normale tra i lavori in corso e le tracce indelebili del terremoto.
A dominare il paesaggio, quasi come unico testimone della storia recente, è il campanile della chiesa. Solitario e intatto, emerge tra le costruzioni incomplete, diventando simbolo di resistenza, ma anche di solitudine. Per molti residenti e visitatori, rappresenta il cuore di una comunità che lotta per mantenere memoria e identità in mezzo al vuoto lasciato dalla catastrofe.
La ricostruzione procede a rilento, tra difficoltà burocratiche e mancanza di fondi, alimentando un senso di attesa che sembra dilatarsi nel tempo. Amatrice resta così, nove anni dopo, una città sospesa: un monumento vivo alla resilienza ma anche alla fragilità, dove ogni cantiere aperto racconta una storia di speranza e di attesa. Il VIDEO CORRIERE in alto.
