In questi giorni CENTINAIA di incendi stanno funestando l'Alaska e soprattutto la SIBERIA. Anche dall'immagine del satellite della NASA si può avere l'idea delle dimensioni del fenomeno nella sola regione siberiana.
La stima per ora parla di più di 3,2 milioni di ettari preda delle fiamme, soprattutto nella Jacuzia, la vasta regione russa nella Siberia nordorientale, e a Krasnoyarsk e Irkutsk. Una superficie paragonabile al Belgio. La difficoltà maggiore che stanno avendo le autorità russe è la distanza degli incendi, spesso a migliaia di chilometri dalle principali città, aspetto che rende "antieconomico" raggiungerli per spegnerli. Così vengono semplicemente monitorati.
Ma quale impatto possono avere sul CLIMA?
A bruciare non sono solo gli alberi ma anche la torba, che è estremamente ricca di carbonio. Purtroppo infatti siamo già arrivati ad oltre 100 milioni di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera. Il pericolo maggiore, vista la difficoltà a spegnere gli incendi, è che potrebbero durare per settimane se non mesi. Di conseguenza le tonnellate di CO2 in atmosfera potrebbero raggiungere livelli inauditi per le regioni artiche. Ricordiamo che la CO2 è la principale causa del RISCALDAMENTO GLOBALE e di tutti gli effetti che ne derivano.
Secondo uno studio del CNR il rischio maggiore è rappresentato dalla possibile fusione del PERMAFROST (terreno permanentemente ghiacciato caratteristico delle zone artiche) a causa dell'aumento delle temperature e, ora, anche degli incendi senza precedenti. Questo "gigante dormiente" nasconde circa 1.400-1.700 miliardi di tonnellate di carbonio equivalente che potrebbero riversarsi in atmosfera nel corso dei prossimi due secoli sotto forma di CO2 o metano.
Gli effetti sull'intero Pianeta potrebbe essere a dir poco catastrofici. Non resta che seguire attentamente l'evoluzione della situazione in quanto quello che accade in Siberia poi potrebbe ripercuotersi anche sul nostro Paese.