Partiamo dall'analisi di quello che potrebbe accadere a livello meteorologico e climatico.
Ebbene, se qualcuno pensava di vivere la prossima stagione invernale in maniera Old Style, dovrà probabilmente ricredersi, almeno stando alle più recenti proiezioni stagionali. L'ultimo aggiornamento ha infatti confermato in toto che l'inverno 2020/2021 sarà più CALDO della norma, con temperature oltre le medie addirittura fino a 2°C su alcuni settori dell'Europa, segnatamente Russia e Penisola Scandinava, ovvero proprio quei "serbatoi del freddo", dalle quali dovrebbero arrivare gli impulsi gelidi diretti alle latitudini più meridionali del Vecchio Continente.
La responsabilità principale di questa importante anomalia positiva è da attribuirsi al Vortice Polare, ossia a quella vasta zona di bassa pressione che staziona in maniera semi-permanente (da settembre a maggio) sopra il Polo Nord e al cui interno è racchiusa tutta l'aria fredda che si produce continuamente sulla calotta artica. Il comportamento del vortice polare NON è sempre identico e può letteralmente capovolgere le condizioni meteo nel giro di poco tempo, provocando, con la sua eventuale spaccatura, impulsi gelidi e nevosi che possono risultare piuttosto incisivi fin sul Mediterraneo e dunque anche sul nostro Paese.
Ebbene, le ultime previsioni confermano che nel prossimo inverno il Vortice Polare dovrebbe rimanere compatto, con poche possibilità dunque per rotture (in termine tecnico, split, spaccature).
EFFETTI in ITALIA - Al momento le proiezioni confermano per il BelPaese un'anomalia positiva di temperature di circa +1°C rispetto alle medie climatiche di riferimento, su buona parte del territorio nazionale.
Si tratta di una previsione che, va detto, non sorprende più di tanto, in quanto completamente in linea con il trend degli ultimi anni, che ha visto poche o rare occasioni di gelo e, conseguentemente, di neve fino a bassa quota.
Per quanto riguarda le proiezioni delle precipitazioni, esse sono attese sostanzialmente in media, quindi senza particolari anomalie.
EFFETTI sul COVID-19 - E insomma, se NON dovessero arriva la neve e il vero freddo, che effetti potrebbero esserci nella diffusione del coronavirus?
Sono in molti a pensare che via via che ci inoltreremo nella stagione fredda, andando dunque più facilmente incontro a facili malanni come raffreddori e influenze, ci possa essere una più elevata probabilità di contrarre il coronavirus. Ma in realtà il freddo e la neve potrebbero in qualche modo "addormentarlo". In passato i nostri nonni ci dicevano che le influenze in montagna difficilmente arrivavano in pieno periodo invernale: ciò perché, grazie alla presenza della neve al suolo, i batteri e i virus si diffonderebbero molto più lentamente. D’altronde, la neve è un vero e proprio disinfettante naturale, un rimedio contro l'inquinamento in quanto può, almeno in parte, purificare l’aria.
Stando a queste teorie, se davvero l'inverno dovesse dimostrarsi asciutto e con temperature sopra la media, verrebbe meno quell'azione protettiva di gelo e neve che potrebbe, almeno in parte, rallentare la diffusione del virus. Senza considerare che la mancanza di un vero gelo, costringerebbe molto meno le persone a stare chiusi in casa, in una sorta di lockdown volontario.
E' altresì vero, tuttavia, che una stagione invernale meno gelida, contribuirebbe a rendere meno probabili tutte quelle malattie di stagione che, mai come nei prossimi mesi, risulteranno gravose per un sistema sanitario già estremamente provato dall'emergenza COVID.