Ma c'è anche una buona notizia, per gli amanti del caldo. Da giugno l'estate potrebbe letteralmente esplodere, almeno questa è la conferma che emerge dagli ultimi aggiornamenti ufficiali del Centro Europeo. Ma andiamo con ordine per capire meglio cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane.
Iniziamo con una doverosa premessa. La primavera, almeno fino a questo momento, si sta rilevando zoppicante e fresca, ben diversa da quella a cui eravamo abituati negli ultimi anni. La causa di tutto ciò va ricercata senza dubbio in una particolare configurazione a livello europeo che continuerà a condizionare il tempo anche per la parte conclusiva di maggio. Ma cosa sta accadendo? Sostanzialmente, permane una vasta area depressionaria sul comparto Atlantico, chiamata in gergo meteorologico "Depressione d'Islanda". Ebbene a più riprese questa sorta di "macchina" delle perturbazioni invierà degli impulsi temporaleschi che sconfineranno fin verso l'Italia, almeno fino al termine di maggio.
E poi? Dobbiamo aspettarci un'estate fresca e piovosa? No: non esiste un nesso tra quello che accade nelle due stagioni e anzi potrebbe invece accadere l'esatto contrario. Le ultime proiezioni per l'inizio dell'estate vanno infatti proprio nella direzione opposta e lasciano ben poco spazio a dubbi, destando addirittura le prime preoccupazioni tra gli esperti. Insomma, potrebbe fare davvero molto caldo.
Come di consueto per poter tracciare una tendenza sul lungo periodo dobbiamo affidarci alle cosiddette mappe stagionali: un tentativo di predire, con largo anticipo, l'andamento meteorologico a grandi linee su vaste scale areali. In Europa leader del settore è il Centro Europeo per la Previsione Meteorologica a Medio termine, ECMWF, con sede in Inghilterra, a Reading (UK).
Ebbene, le ultime tendenze per le prime settimane di giugno confermano anomalie termiche positive fino a +3°C su buona parte dell'Italia, rispetto alla media climatica di riferimento (1993-2016).
Ma questo cosa significa? A prima vista potrebbe sembrare poco tuttavia, da un punto di vista climatologico, si tratta di un valore piuttosto elevato, sicuramente un campanello d'allarme. Nella pratica questo potrebbe tradursi in 10/15 giorni in più rispetto al solito con temperature massime fin verso i 32°C: insomma le classiche fiammate africane sempre più frequenti negli ultimi anni.
Una soglia che unita anche alla quantità di umidità presente nell'aria, fa la differenza tra il benessere e i primi segnali di disagio.
Pur sussistendo un certo margine di aleatorietà, quanto detto è tutto vero; non si tratta di previsioni campate per aria, ma di uno dei principali scenari proposti dall'autorevolissimo Centro Europeo.