Negli ultimi 20 anni si sono fatti passi avanti sia grazie all’utilizzo di nuovi satelliti, questi magici occhi che a 36.000 km d’altezza scrutano il pianeta senza farsi sfuggire nulla, ma anche grazie a computer sempre potenti e grazie all’acume e allo studio e all’impegno di tanti scienziati.
Nella serata di ieri, Martedì 28 Giugno, si è verificato uno dei tanti errori che ogni giorno purtroppo siamo abituati a vedere in questo settore: banalmente, la perturbazione temporalesca, anziché attardarsi sul Piemonte e sulla Lombardia e quindi anche a Milano con furiose grandinate, ha perso d’intensità scivolando verso levante: ma lo ribadiamo, non è che siccome abbiamo sbagliato su Milano, il fatto è più eclatante che se fosse accaduto invece a Bologna, Napoli o magari a Palermo.
È bene ricordare che per quanto il meteorologo o il tale sito meteo cerchi di scusarsi con i propri lettori, errori di questo tipo, specie per la prognosi dei temporali, ci saranno sempre, ma certo non per imperizia, bensì per la natura intrinseca di questi fenomeni che, è proprio il caso di dirlo, fanno quello che vogliono.
La causa di questa impredicibilità sta nella natura della fenomenologia: mentre le classiche perturbazioni autunnali potrebbero essere descritte come, partenza, soste ed arrivo, i temporali sono invece un po’ come le goccioline di condensa che si formano su una parete fredda o su una bottiglia; sai che le goccioline si formeranno, ma non sai esattamente dove.
A volte, spiegandola con degli esempi semplici, questa scienza non appare poi così difficile e gli errori diventano più umani.
Scusate ancora e grazie per la comprensione.