Epatite acuta: aumentano i casi nei bambini, correlazioni con il Covid? Gli aggiornamenti


Epatite acuta: aumentano i casi nei bambini, correlazioni con il Covid? Gli aggiornamenti

L'ipotesi prevalente è una doppia azione di virus

Aumentano i casi nei bambini, correlazioni con il Covid?

Aumentano i casi nei bambini, correlazioni con il Covid?
Si registrano sempre più casi di epatite acuta che colpisce i bambini. Il Centro europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie europeo parla di 125 casi identificati in 14 Paesi europei. L’Italia è il Paese in Europa che ha segnalato il più alto numero di epatiti sconosciute: 35, seguita dalla Spagna (26) e dal Portogallo (12). A livello globale sono stati identificati quasi 700 casi di epatite inspiegabile; almeno 14 bambini sono morti.

Ma cosa sta accadendo? Gli investigatori sanitari, come riportato anche dal quotidiano Corriere della Sera, stanno valutando una serie di ipotesi. Questo fenomeno si verificava in precedenza, ma a numeri così bassi da non essere stato rilevato? L’adenovirus è cambiato in modo tale da essere capace di attaccare il fegato?
C’è una combinazione di fattori in gioco, come l’effetto di un altro virus, il COVID, rilevato nel 15% dei pazienti inglesi. Le prove genomiche preliminari dimostrano che nei bambini non è stato trovato solo l’adenovirus 41, ma anche altri ceppi di adenovirus, sebbene il 41 sia risultato prevalente. Il fattore vaccini anti-COVID è già stato escluso dall’inizio: moltissimi bambini hanno meno di 5 anni e non sono stati vaccinati.

Dunque, l'ipotesi prevalente è una doppia azione dovuta alla compresenza dell’adenovirus e del virus SarsCoV2. Secondo questa teoria, alcuni bambini non eliminano completamente il coronavirus dopo un’infezione lieve e il virus permane nel loro tratto gastrointestinale, mantenendo in questo modo il sistema immunitario estremamente attivo. Spinti da questa seconda infezione virale i componenti del sistema immunitario vanno in overdrive, danneggiando il fegato, con un processo chiamato attivazione immunitaria mediata da superantigene. In sostanza, la seconda infezione innesca una cascata di effetti che si traduce in epatite. "Se un bambino ha un tale serbatoio virale che persiste per un po’ e poi ha un’infezione virale intestinale, allora si può immaginare che questo potrebbe potenziare questo effetto superantigene", ha ipotizzato Petter Brodin, professore di immunologia pediatrica presso l’Imperial College London su The Lancet Gastroenterology and Hepatology.

L’ipotesi avanzata da Petter Brodin e dal collega Moshe Arditi è al momento la chiave di lavoro dell’Organizzazione mondiale di Sanità che guarda con interesse a questa possibilità.