Delitto di Garlasco: Alberto Stasi torna a parlare, vediamo cosa ha detto l'ex fidanzato di Chiara Poggi


Delitto di Garlasco: Alberto Stasi torna a parlare, vediamo cosa ha detto l'ex fidanzato di Chiara Poggi

Alberto Stasi ha deciso, dal carcere, di dire la sua verità sul delitto di Garlasco

Alberto Stasi ha deciso, dal carcere, di dire la sua verità sul delitto di Garlasco
Alberto Stasi torna a parlare dal carcere di Bollate dove è rinchiuso: vediamo cosa ha detto.

"Ho deciso di dare un senso a questa esperienza, perché certi fatti non dovrebbero più accadere. Se una persona vive delle esperienze come quella che ho vissuto io, deve esser resa pubblica, a disposizione di tutti, e visto che ho la possibilità di parlare lo faccio, così che le persone capiscano, possano riflettere e anche decidere, se il sistema che c’è va bene oppure se è opportuno cambiare qualcosa".

Il giovane ha rilasciato un'intervista al programma televisivo Le Iene, riportata anche dal quotidiano Corriere della Sera, nella sua edizione on line: parla a distanza di 7 anni dal suo arresto, per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi.

La giovane, allora 26enne, venne trovata morta proprio da Alberto nell'Agosto del 2007, nella villa della famiglia di Garlasco, in provincia di Pavia. Stasi fu subito iscritto nel registro degli indagati per il delitto e, dopo essere stato giudicato innocente per due volte, fu condannato a 16 anni di reclusione in Cassazione.

L'uomo si è sempre dichiarato innocente e afferma che per lui stare in galera lo fa soffrire all'ennesima potenza. Riguardo alle indagini, ha detto che “sono passati 15 anni, ma all'epoca i RIS di Parma erano un po' mitizzati. La sera la gente guardava la televisione e vedeva risolvere i delitti più complicati nel tempo di un episodio. Ed è così che hanno effettuato un'indagine troppo affrettata, con un provvedimento prematuro. Oggi son 38enne e ho in mente di mettere a frutto tutte le esperienze negative che ho vissuto”.

Infine alla domanda di cosa vorrebbe dire ai giudici che lo hanno condannato risponde “Non saprei perché sono, in qualche modo, e in negativo, i protagonisti di questa vicenda. È difficile arrivare alla mente e al cuore di quelle persone. Il loro non è un mestiere banale, ha conseguenze sulla vita dei cittadini, come un medico in sala operatoria. Ci son lavori che non comportano queste responsabilità, altri invece sì. Se si decide di intraprendere un certo mestiere deve venir eseguito in modo coscienzioso, dato che poi entrano dinamiche complesse. La carriera, l’ambizione, il successo: tutte cose che non dovrebbero aver nulla a che fare con la giustizia".