Nel report si legge che "A partire dai 105-112 giorni dalla vaccinazione, si osserva un'ulteriore riduzione del rischio di diagnosi, con un effetto simile negli uomini, nelle donne e in persone in diverse fasce di età; il rischio di decesso scende del 95% e la riduzione del pericolo di ricevere una diagnosi e di essere ricoverati in terapia intensiva, rispettivamente dell'80% e del 90%".
Il quotidiano Repubblica,
nella sua edizione on-line, ha riportato che, rispetto al rapporto precedente, nella
popolazione studiata sono aumentati i soggetti vaccinati nella classe di età da
40 anni in su e si riscontra un aumento dei vaccini con Comirnaty
(Pfizer/BioNTech) e Vaxzevria (AstraZeneca) e l'inizio delle somministrazioni di
Janssen (Johnson&Johnson).
Queste continue novità nel
campo scientifico sono molto confortanti e fanno ben sperare per il futuro:
l'unico pericolo, a questo punto, potrebbe essere rappresentato dalle varianti, in particolare da quella
indiana, che preoccupa l'Inghilterra, ma la doppia dose vaccinale dovrebbe, secondo gli esperti, minimizzarne gli effetti negativi.