Nel 2020, la rete Caritas in Italia ha complessivamente supportato 1,9 milioni di persone, una media di 286 individui per ciascuno dei 6.780 servizi promossi o gestiti dallo stesso circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali. "Delle persone sostenute nell’anno di diffusione del COVID, quasi la metà, esattamente il 44%, ha fatto riferimento alla rete Caritas per la prima volta proprio in questo tempo, senza particolari differenze tra italiani e stranieri", spiega il Rapporto.
Ma si scorgono alcune importanti differenze territoriali che svelano quote di povertà molto più elevate.
Tra le regioni con più alta incidenza di nuovi poveri, come riportato anche dal quotidiano Repubblica, si distinguono la Valle d’Aosta (61,1%,) la Campania (57,0), il Lazio (52,9), la Sardegna (51,5%) e il Trentino Alto Adige (50,8%). Così come si scorgono importanti differenze legate all’età: per i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 34 anni le nuove povertà pesano per il 57,7%.
La causa è certamente anche il coronavirus. Stando sempre a quanto dichiarato dal Rapporto, un terzo dei nuovi poveri emersi nel corso della pandemia non ce la fa. Per fare un esempio, solo in Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta al SUd (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).
Se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e al Sud (42,2%), nel 2020 si è giunti rispettivamente al 47% e al 38,6%, con una differenza in valore assoluto di 167mila nuclei.