CORONAVIRUS: si Diffonde Anche nell'Aria! Ma SOLO ad una Precisa condizione


CORONAVIRUS: si Diffonde Anche nell'Aria! Ma SOLO ad una Precisa condizione

Il COVID-19 si diffonde anche nell'aria, ma solo ad una precisa condizione

Il COVID-19 si diffonde anche nell'aria, ma solo ad una precisa condizione
Cosa sta succedendo al nostro Paese? Il contagio da CORONAVIRUS continua a crescere per un motivo? La situazione attuale ha sollevato importanti interrogativi sui meccanismi di trasmissione del virus e sul ruolo della trasmissione in aria attraverso le goccioline respiratorie. Mentre la trasmissione del SARS-CoV-2 per contatto è ampiamente accettata, la trasmissione airborne è invece ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica.

Grazie ad uno studio multidisciplinare, condotto dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Lecce, dall’Università Ca’ Foscari Venezia, dall’Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp) di Venezia e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata (Izspb), sono state analizzate le concentrazioni e le distribuzioni dimensionali delle particelle virali nell’aria esterna raccolte simultaneamente, durante la pandemia, in Veneto e Puglia nel mese di maggio 2020, tra la fine del lockdown e la ripresa delle attività.

La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Environment International, ha evidenziato una bassa probabilità di trasmissione airbone del contagio all’esterno se non nelle zone di assembramento. “Il nostro studio ha preso in esame due città a diverso impatto di diffusione: Venezia-Mestre e Lecce, collocate in due parti del Paese (nord e sud Italia) caratterizzate da tassi di diffusione del COVID-19 molto diversi nella prima fase della pandemia”, spiega Daniele Contini, ricercatore Cnr-Isac.

"Durante la prima fase della pandemia, la diffusione del SARS-CoV-2 è stata eccezionalmente grave nella regione Veneto, con un massimo di individui infetti pari a 10.800 al 16 aprile 2020 (circa il 10% del totale italiano). Invece, la regione Puglia ha raggiunto il massimo dei casi attivi il 3 maggio 2020 con 2.955 casi (3% del totale). All'inizio del periodo di misura (13 maggio 2020), le regioni Veneto e Puglia erano interessate, rispettivamente, da 5.020 e 2.322 casi attivi".

Insomma, un rischio maggiore di CONTAGIO nell'aria ci sarebbe nelle zone dove ci sono ASSEMBRAMENTI e ambienti chiusi e scarsamente ventilati, dove le goccioline respiratorie più piccole possono rimanere in sospensione per tempi più lunghi ed anche depositarsi sulle superfici.

“Lo studio e l’applicazione di metodi analitici sensibili con l’utilizzo di piattaforme tecnologicamente avanzate permettono, oggi, di rilevare la presenza del Sars-CoV-2 anche a concentrazioni molto basse, come potrebbe essere negli ambienti outdoor e indoor, rendendo la diagnostica di laboratorio sempre più affidabile” conclude Giovanna La Salandra, dirigente della Struttura ricerca e sviluppo scientifico dell’Izspb.