A lanciare l'allarme sono le autorità di Pechino, che, grazie alle misure draconiane messe in atto a Wuhan,sono riuscite a contenere e bloccare la diffusione dei contagi nazionali da COVID-19. Il rischio è rappresentato dalle persone contagiate che stanno rientrando nel Paese asiatico dall'estero, moltissime delle quali dall'Europa e dagli Stati Uniti, in fuga proprio per sfuggire alla dilagante pandemia.
A
preoccupare sono i dati diffusi dalla Cina dove non sono stati
registrati nuovi casi interni, mentre le decine di
contagiati tra studenti e lavoratori rientrati dall'estero hanno
superato complessivamente tutti i quelli interni, per diversi giorni
consecutivi, come spiegato dalla Reuters.
Insomma, se lo stringente
lockdown ha permesso di arrestare l'avanzata del virus lì dove è
emerso, c'è sempre la possibilità che possa ripresentarsi dalla
"finestra", appiccando nuovi focolai, ugualmente letali. Del resto
la maggior parte della popolazione è ancora suscettibile
all'infezione, non avendo storia immunitaria e non essendoci un
vaccino; inoltre i numeri dei contagiati sono ancora troppo bassi per
garantire l'immunità di gregge a una popolazione di 2 miliardi di
persone.
Per
l'Italia invece? Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università
degli Studi di Milano conferma che la situazione dovrebbe
migliorare verso la fine di aprile e che dovremmo "vedere la luce"
a maggio. Per altri specialisti, come il professor Zhong Nanshan che
scoprì la SARS e aiutò il governo di Pechino a eradicarla, la lotta
al coronavirus potrebbe essere vinta a giugno, a condizione che tutti gli altri
Paesi agiscano con fermezza e decisione, proprio come ha fatto la
Cina.
Ad ogni modo, una volta spenti i focolai in Italia, anche da noi potrebbe
presentarsi il rischio della "seconda ondata", per
questo è fondamentale che tutti i Paesi coinvolti dalla pandemia,
attraverso rigide misure, uno dopo l'altro, raggiungano il risultato
conquistato da Pechino.
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