CORONAVIRUS: MASCHERINE al posto del VACCINO! Ecco perché è tutto VERO secondo gli SCIENZIATI


CORONAVIRUS: MASCHERINE al posto del VACCINO! Ecco perché è tutto VERO secondo gli SCIENZIATI

Le MASCHERINE potrebbero sostituire il VACCINO, la parole degli SCIENZIATI

Le MASCHERINE potrebbero sostituire il VACCINO, la parole degli SCIENZIATI
Per un vaccino che sia in grado di soddisfare le richieste di milioni di italiani bisognerà attendere ancora. In molti dicono che arriverà per la fine del 2020, ma altri, la maggior parte, indicano come range temporale i primi mesi del 2021, tra febbraio ed aprile.
Ma l’attenzione delle ultime ore è rivolta ad uno strumento che è entrato a far parte delle nostre vite da quando la pandemia da coronavirus ha travolto il mondo intero: stiamo parlando delle mascherine, già considerate da molti scienziati come la protezione più efficace contro COVID-19.
Qual è dunque la novità delle ultime ore?
Un team di ricercatori alcuni giorni fa ha presentato una singolare teoria: le mascherine potrebbero contribuire a immunizzare in modo grossolano alcune persone contro il coronavirus, quasi alla stregua di un vaccino.

La teoria è provocatoria e non ancora dimostrata, ma secondo alcuni scienziati, in attesa di una cura solida, sicura ed efficace, la mascherina potrebbe diventare un vaccino rudimentale contro il virus in quanto, schermando un ingresso di quest'ultimo in grandi quantità, potrebbe comunque permettere a qualche particella virale di passare e penetrare nelle vie respiratorie di chi la indossa, attivando quindi una sorta di processo di immunizzazione contro il Sars-CoV-2, pur con un’infezione senza sintomi. Naturalmente, lo ricordiamo, portare la mascherina non può sostituire in toto un vaccino. Se questa teoria venisse confermata, tuttavia, indossarla potrebbe diventare una forma di variolizzazione (era un metodo di protezione dal vaiolo utilizzato prima dell’arrivo del vaccino e consisteva nell’inoculare, nel soggetto da immunizzare, del materiale prelevato da lesioni vaiolose o dalle croste di pazienti non gravi, così da creare immunità) generando immunità e rallentando la diffusione nel mondo.
A sostenerlo è Monica Gandhi, infettivologa della University of California di San Francisco con un commento sulle pagine del New England Journal of Medicine.

Cosa dicono invece gli scienziati? "È una teoria interessante con un’ipotesi ragionevole" ha dichiarato all’Afp Archie Clements, epidemiologo alla Facoltà di Scienze della Salute alla Curtin University in Australia.
Altri esperti hanno espresso invece delle riserve. Angela Rasmussen, virologa della Columbia University di New York, ha detto di essere piuttosto scettica sul fatto che questa sia una buona idea, facendo notare che non sappiamo ancora se una dose più bassa di virus significhi davvero una malattia più lieve. Inoltre, durata e livello di immunità sarebbero a suo parere ancora troppo poco conosciuti.