A tal proposito, il New York Times ha effettuato un lavoro capillare confrontandosi con decine di esperti sulle malattie infettive, epidemiologi e virologi di diverse aree del pianeta per trovare una prima spiegazione a questa diversità nella diffusione di Sars-Cov-2. Cosa è emerso? Che la diffusione del COVID-19 dipende da tre fattori: caratteristiche demografiche, abitudini culturali e ambiente.
Per
quanto riguarda la DEMOGRAFIA, le nazioni con
un basso numero di casi rilevati hanno una popolazione
relativamente giovane con sintomi molto lievi e ciò li rende meno
contagiosi e meno esposti a particolari rischi. In Africa sono stati segnalate all’incirca 50 mila positività, una quantità
molto contenuta se confrontata con la popolazione africana (intorno
agli 1,3 miliardi di persone).
L’Africa è il continente più
giovane, con più del 60% della popolazione al di sotto dei
25 anni.
Se spostiamo lo sguardo alle ABITUDINI CULTURALI, in diverse zone asiatiche ci si saluta senza darsi la mano: in India il saluto avviene a distanza unendo le mani, in Giappone e Corea del Sud con un inchino. Queste abitudini riducono sensibilmente il rischio di contagio, ma ci sono comunque paesi in cui ci si saluta con un contatto fisico e nei quali per ora non ci sono state epidemie significative da Sars-Cov-2. Tra le abitudini culturali va riposta attenzione al fattore del turismo. Perché? Semplice, i territori che per motivi pratici o politici sono meno aperti ai viaggiatori, o al commercio internazionale, risultano essere anche quelli con meno casi positivi rilevati.
La terza caratteristica è l'AMBIENTE: non vi è ancora certezza se il virus tolleri poco i climi caldi. Le epidemie più consistenti sono iniziate nella stagione invernale in Paesi con climi temperati come l’Italia e buona parte degli Stati Uniti, mentre il coronavirus è rimasto pressoché assente da zone più calde come la Guyana in Sudamerica e il Ciad nell’Africa centrale. Virologi ed epidemiologi consigliano però di non farsi troppe illusioni e spiegano che la stagione calda non comporterà, da sola, una riduzione significativa dei casi e della diffusione dell’epidemia. Il coronavirus è molto contagioso e la sua facilità di propagazione tra gli individui supera abbondantemente gli eventuali effetti di un clima più caldo.
In conclusione,
come si spiega la massiccia e capillare diffusione in ITALIA, Spagna,
Francia o negli Stati Uniti?
La risposta è che il dilagare
dell'epidemia è dipesa sì dai fattori sopra elencati (ambiente, consuetudini culturali e demografia), ma anche da un altro del
tutto imprevedibile: il caso.
Per esempio, la presenza di un "super diffusore" (una
persona che infetta molti più individui rispetto alla media) in
un singolo evento pubblico può avere innescato una catena dei
contagi in un ?aese con caratteristiche pressoché identiche a un altro, dove invece l’assenza di un simile evento
casuale ha consentito un minor aumento dei contagi.
Ciò è quello che potrebbe essere
avvenuto proprio in Italia, quando ancora era del tutto sconosciuta
la propagazione del COVID-19.