Sussistono diverse ipotesi, ma la più accreditata per spiegare la situazione è che le persone infettate dall'inizio della pandemia sarebbero enormemente di più rispetto agli 11milioni di casi ufficiali, molto probabilmente tra i 300 e i 400 milioni, un numero così alto da limitare l'avanzata del virus.
Ciò si spiegherebbe, secondo quanto riportato anche dal Corriere della Sera, col fatto che una buona fetta di cittadini ha già ricevuto l'immunità: nella capitale Nuova Delhi si stima il 50% di infezioni, ma ci sono delle zone, come la regione di Pune, dove essa pare aver toccato l'80% dei residenti.
Ma non è l'unica spiegazione: alcuni scienziati affermano che l'India è un Paese assai giovane, con tantissimi bambini e pochi anziani. Ricordiamo che i giovanissimi contraggono il coronavirus con sintomatologia decisamente meno forte rispetto alle persone mature e, di conseguenza, è possibile che un'ingente percentuale di cittadinanza abbia contratto Sars-CoV-2 in maniera asintomatica o al più paucisintomatica, non pesando sulla mortalità nazionale.
A ogni modo, il governo indiano sta spingendo sulla campagna vaccinale, dato che risulta lo Stato con la maggiore produzione di vaccini in loco al mondo. I dati di fine febbraio, però, mostrano che solo lo 0,8% dei residenti ha ricevuto una dose, pertanto è fondamentale aumentare notevolmente l'intensità delle somministrazioni, soprattutto lontano dai grandi centri urbani, ovvero nei villaggi sperduti, dove la mortalità è più alta e gli ospedali più lontani.