Quando è stato scoperto il sistema planetario TRAPPIST-1, del quale abbiamo già parlato qui, i ricercatori avevano detto che il sistema era molto instabile e che si sarebbe disintegrato nel "breve" tempo di un milione di anni. Ebbene, ora una nuova ricerca condotta da Dan Tamayo, dell'università di Toronto, ha scoperto il contrario.
LA SCOPERTA - Grazie ad una elaborazione fatta col computer i ricercatori hanno scoperto che i pianeti del sistema planetario Trappist-1, fanno parte di una catena di risonanze orbitali, che contribuisce a stabilizzare il sistema.
Quando dei corpi celesti sono in risonanza orbitale, i rispettivi periodi di rivoluzione sono in rapporto fra loro secondo frazioni di numeri interi. Per esempio, nello stesso esatto tempo in cui Nettuno orbita tre volte attorno al Sole, Plutone compie due rivoluzioni complete. Senza questa sincronizzazione naturale, che stabilizza i due pianeti l’uno rispetto all’altro, Plutone non esisterebbe più.
Il sistema di Trappist-1 porta all'eccesso lo stesso principio, mantenendo tutti i sette pianeti in una catena di risonanze orbitali.
Proprio dal ritmo orbitale dai pianeti, è stata ottenuta una “partitura” che sintetizza il funzionamento di questo straordinario sistema planetario, creando un’animazione in cui i pianeti producono una nota di pianoforte ogni volta che passano davanti alla loro stella ospite, e un colpo di batteria ogni volta che un pianeta sorpassa il suo vicino più prossimo.
IL CONCERTO - E' stata usata una simulazione numerica di TRAPPIST-1 per suonare una nota pianistica ogni volta che un pianeta passa davanti alla stella (un 'transito') e un tamburo ogni volta che un pianeta interno più veloce supera il suo prossimo vicino (una "congiunzione").
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